martedì 30 dicembre 2008

Tutti i colori del giallo al Courmayeur Noir in Festival

Diretta radiofonica della trasmissione Tutti i colori del giallo, Radio Due Rai, del 7 dicembre, condotta da Luca Crovi
Da sinistra: Patrick Fogli, Simona Vinci, Elisabetta Bucciarelli, Alan D.Altieri, Victor Gischler, Sharon Bolton, Luca Crovi
 




martedì 23 dicembre 2008

Femmina de luxe di Elisabetta Bucciarelli

Thrillercafé, 15 dicembre 2008
Qui l'originale

La Femmina de luxe di Elisabetta Bucciarelli è entrata oggi nel Thriller Cafè. Il locale forse le sembrerà un po’ pericoloso, frequentato da brutti ceffi, ma non sempre raffinatezza ed eleganza sono sinonimo di sicurezza, e purtroppo lo capirà a sue spese…

Titolo: Femmina de luxe
Autore: Elisabetta Bucciarelli
Editore: Perdisa
Anno di pubblicazione: 2008
Pagine: 128
ISBN: 9788883724626
Prezzo: € 9,00

Trama in sintesi di Femmina de luxe:
Olga è una ragazza morbida e indifesa, alla ricerca dell’uomo della sua vita. Marta, acuminata dall’ambizione, si sacrifica all’idolo della perfezione estetica. Che cos’hanno in comune? Entrambe provano a essere femmine di lusso, l’avanguardia del piacere, donne perfette fatte di protesi e speranze, capaci di soddisfare uomini di raffinati desideri e grandi fantasie. Forse entrambe tradiranno le aspettative, trasformandosi in semplici vuoti a perdere, oppure una di loro resterà, ritrovando nell’ostinata innocenza dell’amore una salvezza che a questo mondo pare impossibile.
(dalla scheda su IBS)

Culto del bello e omicidio, un binomio che nei libri di Elisabetta Bucciarelli cammina spesso a braccetto, inseguito - come già in Happy hour e Dalla parte del torto - dall’ispettore Maria Dolores Vergani e dai suoi collaboratori, ridotti in questo caso al solo Achille Funi, probabilmente per questioni di lunghezza. In questo Femmina de luxe, volumetto della collana BabeleSuite di Perdisa Pop, l’assortimento di strani personaggi che popolano di solito i libri dell’autrice vede tra le sue fila una ragazza decisamente in sovrappeso, un cantante jazz nel giro del porno amatoriale, uno schizofrenico conosciuto come il pazzo dell’arte, un amante della perfezione - estetica e di modi, un ignoto appiccicatore di feci nelle cabine telefoniche, e una giovane vittima che perde la vita in modo tristemente sciocco, il tutto in sole 128 pagine. Capitoletti brevi senza concessioni alle divagazioni, per piccole storie che proseguono veloci, a volte intrecciandosi, verso esiti che sembrano prevedibili ma sono solo realistici. Nessuna forzata ricerca del colpo a effetto, ma solo cruda testimonianza di quanto l’ansia di apparire, di piacere, di essere perfetti possa essere distruttiva. Accade sempre più spesso in questa società in cui l’esteriorità diventa ossessione e la bellezza unica qualità da perseguire, a costo di sacrifici, di stare male, e perfino di morire, che sia difficile se non impossibile essere a proprio agio con se stessi, non aver bisogno dell’apprezzamento altrui, non inseguire canoni fatui imposti come regola. La Bucciarelli tutto questo racconta, con incisività e senza essere melodrammatica. Comunica un messaggio che intendo di denuncia e ci riesce bene, perché a fine lettura il pur breve Femmina de luxe lascia ancora da pensare, e tanto.

lunedì 22 dicembre 2008

Uno e nessuno, 15 dicembre 2008
Qui l'originale

"Le femmine hanno valore solo se sono di lusso, sentenziava la baronessa, vuoti a perdere quando disattendono le aspettative.
La Vergani lascia passare senza fare commenti, intanto pensa alla negligenza corale che ha permesso la morte di Marta.
Punirli tutti sarebbe impossibile ma almeno sapere chi è stato a scaricarla morta in un cantiere, le renderebbe un pò di giustizia".

A Milano, mentre un pazzo imbratta tutte cabine telefoniche (in modo scatologico con le proprie feci), la storia di due donne che cercano, a modo loro, di piacere agli uomini.
Olga, timida e ingenua, alla ricerca dell'uomo da amare. Che trova invece un simil musicista (Cavallo Lesso - Olmo) che approfitta di lei, e un pazzo con la passione delle cabine telefoniche (Laio il pazzo - Il pazzo dell'arte).
Marta, una bella ragazza, solo un pò robusta sui fianchi, in cerca la perfezione, troverà invece la morte, in un cantiere desolato delle ex Varesine.
In questo libro, poco più che un racconto, c'è meno spazio per Milano e i suoi luoghi (almeno rispetto al precedente "Dalla parte del torto"): tutti gli sforzi sono dedicati al ritratto delle persone.

Come un chirurgo che, senza provar emozioni, affonda il bisturi nella carne per entrare nel corpo del malato, Elisabetta Bucciarelli e l'ispettrice con laurea in psicologia, Maria Dolores Vergani, affondano il loro sguardo nel corpo malato di una città e di una civiltà con spietato realismo.
Ambizione, ricerca della perfezione ma anche indifferenza (come l'imprenditore dedito al piacere dle cibo e alla ricerca della ragazza perfetta), se non lucida cattiveria (la madame svizzera che vuole plasmare le giovani che le vengono portate).
Un mondo di "stronzi" non solo quelli attaccati alle cornette del telefono.

"La madre della figlia perfetta prega Dio perchè l'accolga in Paradiso.
L'uomo di alta classe, elargisce offerte e prega Dio perchè niente possa mai deturpare la bellezza della vita.
Le femmine di lusso pregano Dio perchè possa abbeverarle alla del benessere e del piacere e fare di loro il simulacro della vita nuova.
Fatte di protesi e di speranze, di aspettative e di traguardi. Per gratificare e concedere piacere."

Aldo Funicelli

Donne, noir, potere e violenza

SenzaUnaDestinazione, 13 dicembre 2008
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Da sinistra: Marina Fabbri, Elisabetta Bucciarelli, Chiara Tozzi, Simona Vinci, Alicia Gimenéz-Bartlett, Loredana Lipperini, Liza Marklund, Sharon Bolton

Premetto che questa è solo una sintesi, ma molto densa e ricca. Una scelta dei passaggi più significativi di un'ora e mezza di tavola rotonda organizzata durante quest'ultima edizione del Courmayeur Noir in Festival. Tema iniziale: Noir al femminile. Partecipanti: Elisabetta Bucciarelli, Simona Vinci, Chiara Tozzi, Alicia Gimenez-Bartlett, Liza Marklund, Sharon Bolton. Questa l'ossatura, ora passiamo ai contenuti, introdotti ottimamente da Loredana Lipperini, moderatrice di un incontro che sarebbe potuto proseguire per tutto il giorno: "Due dati di partenza. La matrice passionale è al primo posto tra gli omicidi in Italia, e nel novanta per cento dei casi le vittime sono donne, chi uccide è un uomo: marito, padre, fidanzato, fratello, ex compagno. Nelle immagini che scorrono in televisione, la donna è quasi sempre soubrette o protagonista della cronaca nera, quindi velina o cadavere. Iniziamo da qui, chiedendoci come uscire dalla triade di stereotipi femminili individuata da Simone De Beauvoir: brava accuditrice, dark lady o morta".
Bartlett: "Petra Delicado è un personaggio femminile violento, perché volevo dare grande importanza alla donna, renderla protagonista di situazioni positive e negative. Non è mai angelica, nemmeno nelle riflessioni che fa sulla vita".
Bucciarelli: "Ho creato una figura femminile di ispettore di polizia, Maria Dolores Vergani, chiedendomi come sarebbe oggi una donna quarantenne, single, che vive del suo lavoro e che si confronta con i modelli del quotidiano. Come si porrebbe nei confronti della violenza. Tutto questo prende forma nelle donne dei miei libri, perché lo stereotipo parte sempre da un dato reale. La donna oggi si confronta con un'aggressività che le è stata negata per secoli: è importante il recupero delle emozioni e dei sentimenti che sono patrimonio degli uomini e delle donne, ma che a queste ultime sono stati negati, in una incapacità di difendere i propri limiti e i propri spazi".
Bolton: "Affronto l'archetipo vita-morte, attraverso situazioni al limite della mitologia. In realtà con "Sacrificio" non avevo intenzione di scrivere un romanzo sugli stereotipi femminili, sono partita da una leggenda che mi affascinava molto, delle isole Shetland, dove le donne venivano rapite per essere costrette a procreare. Mi sono così trovata ad affrontare la vulnerabilità femminile, che raggiunge il suo massimo durante la gravidanza, e in questo momento così delicato le donne vengono sfruttate dagli uomini. Così è nata l'eroina del libro, una donna che si contrappone all'uomo sfruttatore".
Tozzi: "Ritengo che nel giallo e nel noir non ci siano regole che i lettori si aspettano, e quindi la specificità femminile o maschile nella lettura penso che non esista. E' però possibile che ci sia una sorta di inconsapevolezza di fondo, provocata dalle riflessioni che alle donne derivano dall'essere oggetto di violenza, o soggetti apparentemente più deboli. Tempo fa Stephen King aveva raccontato, in una saggio sulla scrittura, quanto è divertente spaventare una donna. Questa è una caratteristica degli uomini: per loro è un gioco, un'astrazione del concetto di violenza che deriva anche dall'atavicità del genere, mente invece la donna ha sempre un approccio più concreto alle cose".
Marklund: "La mia protagonista è una donna che ama i bambini e il marito, che è ambiziosa nel lavoro e crudele con i collaboratori. E' quello che la donna dovrebbe essere secondo ogni uomo, mentre per noi è un assurdo. Ho voluto creare un modello di riferimento per ogni donna, un personaggio che potesse essere usato da invocare quando si presenta un problema, e invito ogni mio lettore a farlo".
Vinci: "Spesso le donne sono complici di un sistema, dove chiunque detiene il potere lo esercita su chi è più debole. Per questo le donne dovrebbero impegnarsi di più. Io non mi sono mai posta il problema maschile/femminile, penso solo in termini di esseri umani, perché diversamente potrebbe rivelarsi una gabbia. Questo discorso vale anche per il genere narrativo, non bisogna chiudersi in una gabbia. Oggi bisogna essere belle perché altrimenti si hanno difficoltà sul lavoro, bisogna fare figli perché se no si viene considerate come persone che hanno dei problemi o che non hanno risolto qualcosa. Invece io ho scritto romanzi con donne cattivissime, ambientati in epoche in cui le donne dovevano essere buone".

Lipperini: "Uno dei grandi equivoci su cui la narrativa ha poggiato a lungo, è che le donne raccontano mondi piccoli, e nel momento in cui la narrativa amplia il suo sguardo, sembra che il mondo della scrittura femminile venga tagliato fuori".
Bartlett: "Tutti i mondi sono piccoli. Nel momento in cui abbiamo iniziato a diventare protagoniste della letteratura, tutte le strade si sono aperte, ma bisogna prendere sul serio la qualità letteraria, perché non si può riempire il mondo di spazzatura. Questo, del rigore artistico, è un canale importante che dobbiamo imparare a utilizzare bene".
Bucciarelli: "Rileggendo i testi femministi o femminili, ci si accorge di passaggi drammaticamente attuali. La domanda, mentre si scrive, è se non vale la pena di mettersi in gioco con modelli diversi, anche a costo di non essere riconosciute immediatamente: per esempio le mamme cattive, che esistono nella nostra realtà, potrebbero essere un'immagine da tenere in considerazione, e con la quale iniziare a fare i conti".
Bolton: "Mentre scrivevo mi sono chiesta cosa avrebbe fatto un uomo con la mia storia, per cercare di dargli un respiro diverso, ma alla fine sono contenta di aver tenuto un punto di vista femminile".
Tozzi: "Non c'è differenza tra grandi questioni e dimensione domestica, perché nelle mura di casa nasce il modo di affrontare qualsiasi tema. Se una donna scrive di un ambito domestico, si dice che è una piccola storia, che è narrativa rosa, ma se lo fa un uomo cambia il metro di valutazione. Ci sono esempi eccellenti di questo, come la grande letteratura di Tolstoj. Dobbiamo essere noi per prime a sfatare i cliché, perché è qui che nascono le sfortune a cui si crede di doversi adattare".
Marklund: "La differenza tra uomo e donna sta nelle aspettative, soprattutto nelle nostre. Tutto sta nella prospettiva nella quale ci collochiamo, ma non bisogna dimenticare che noi siamo diverse perché abbiamo esperienze diverse, e questo inevitabilmente si riflette nella scrittura".
Vinci: "Lo sforzo più importante sta nella scrittura, perché il valore artistico è al primo posto. Elsa Morante, con La storia, ha costruito un personaggio femminile che avrebbe potuto essere creato anche da un uomo. Agota Kristof, in Trilogia della città di K., ha riunito una piccola e una grande storia. Bisogna avere più coraggio in questo".

A questo - non poco - si aggiungono gli spunti di lettura o rilettura:
Simone De Beauvoir, Il secondo sesso, Il Saggiatore
Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli
e quindi Loredana Lipperini, Ancora dalla parte delle bambine, Feltrinelli
Elisabeth Badinter, La strada degli errori. Il pensiero femminista al bivio, Feltrinelli
Virginia Woolf, Una stanza tutta per sé, Einaudi
Alicia Gimenez-Bartlett, Segreta Penelope, Sellerio
Elisabetta Bucciarelli, Femmina de luxe, Perdisa
Simona Vinci, Strada Provinciale Tre, Einaudi e Come prima delle madri, Einaudi

Paola Pioppi



Cena "Tributo ai grandi chef"; le foto

Bar Al Teatro Erba
Presentazione di Femmina de luxe
28 novembre 2008


Passatina di ceci con gamberi

Trancio di salmone marinato, leggermente scottato con carciofi

Parterre maschile per "Femmina"

Tortino caldo al cioccolato

La foto del Giorno: Elisabetta Bucciarelli a Erba

Il Giorno, edizione Como, 28 novembre 2008


(click sull'immagine per ingrandire)

Metti una sera a cena... con la giallista

La Provincia di Como, 28 novembre 2008


Il Giornale di Erba, 22 novembre 2008



(click sull'immagine per ingrandire)



Elisabetta Bucciarelli presenta Femmina de Luxe a Erba

La passione per il delitto blog, 13 novembre 2008
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Dopo la Cena in giallo dello scorso 10 ottobre, continuano gli appuntamenti al Teatro di Erba, in collaborazione con La Passione per il Delitto.
Venerdì 28 novembre alle 20.30, primo di una serie di incontri a tavola che proseguiranno a partire da gennaio con altri autori, sarà ospite Elisabetta Bucciarelli con Femmina de luxe (Perdisa editore). Tra le pagine del romanzo (qui la scheda del libro) scorrono, di tanto in tanto, i grandi nomi della ristorazione nazionale: il menu celebra dunque tre portate di altrettanti famosi chef. Ricette che hanno fatto la storia della gastronomia italiana, accompagnati da una domanda fulminante all'autrice per ogni portata, un brindisi per ogni piatto. 

Ecco il menu della serata:
Passatina di Ceci e Gamberi (ideazione Chef Fulvio Pierangelini)
Trancio di Salmone marinato, leggermente scottato con carciofi (ideazione Chef Gualtiero Marchesi)
Tortino caldo al Cioccolato (ideazione Chef Georges Cogny)
Acqua e Caffè
Prezzo € 25,00
Selezione di vini bianchi e rossi da € 10,00 la bottiglia
Prenotazione obbligatoria allo 031.646470

Al Teatro
bar caffè ristorante
corso XXV Aprile 31
22036 Erba (Co)
tel. 031.646470
Chiuso lunedì

Femmina de luxe a Erba. Cena "Tributo ai grandi chef"

Bar Al Teatro, 11 novembre 2008
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Continuano i tradizionali appuntamenti delle serate del gusto, arrichite ancora una volta dalla collaborazione con la rassegna di narrativa poliziesca La Passione per il Delitto.
Venerdì 28 novembre alle 20.30, seguendo il filone delle Serate in giallo (che proseguiranno a partire da gennaio con altri autori), vi proporremo un particolare menu che celebra tre portate di altrettanti famosi chef. Piatti che hanno fatto la storia della gastronomia italiana, accompagnati dalla presentazione di Femmina de luxe (Perdisa editore, qui la scheda del libro), ultimo romanzo di Elisabetta Bucciarelli, tra le cui pagine scorrono, di tanto in tanto, i grandi nomi della ristorazione nazionale. Una domanda fulminante all'autrice per ogni portata, un brindisi per ogni piatto. 

Ecco il menu della serata:
Passatina di Ceci e Gamberi (ideazione Chef Fulvio Pierangelini
Trancio di Salmone marinato, leggermente scottato con carciofi (ideazione Chef Gualtiero Marchesi)
Tortino caldo al Cioccolato (ideazione Chef Georges Cogny)

Femmina de luxe, presentazione a Cassago Brianza

Prima presentazione di Femmina del luxe al Colzani Caffè di Cassago Brianza, Bar dell'anno 2009 del Gambero Rosso
11 ottobre 2008



Femmina de luxe

Lifegate, 29 novembre 2008
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La telefonata finisce presto e senza altre comunicazioni. Le attese generano mostri. Quelle emotive guai seri.
Marta non è rientrata a casa. Nessuno ha più sue notizie. Almeno finché una mattina non viene trovata morta in un cantiere, il cappotto abbottonato, nessun segno apparente di ferite. 
Ad indagare sul caso sono chiamati l’ispettore Maria Dolores Vergani e il suo collega Funi.
Intrighi, intrecci di personaggi a tratti bizzarri si dipanano e si aggrovigliano alla stessa velocità sotto i nostri occhi in queste pagine. In queste pagine, intense e coinvolgenti, dove un giallo ci rapisce, si somma ad altri misteri portandoci in diverse città, in diversi ambienti sociali, in diversi contesti.
Che cosa si nasconde dietro alla morte di Marta, la mite fisioterapista, riservata e timida?
Che cosa si nasconde dietro agli atteggiamenti di Olga, altra protagonista del libro? Olga che ammiccava sempre, che “voleva un uomo. Camminava per strada e si rifletteva nelle vetrine”.
Che cosa lega queste donne? Ma soprattutto: è davvero l’omicidio la cosa più orripilante di questo breve romanzo?
Lo scoprirete leggendo. Scoprirete legami, ma anche solitudini sullo sfondo della femminilità e del desiderio. E li vedrete lì, tutti insieme i personaggi: “la madre della figlia perfetta prega Dio perché l’accolga in Paradiso. L’uomo di alta classe, elargisce offerte e prega Dio perché niente possa mai deturpare la bellezza della vita. Le femmine di lusso pregano Dio Perché possa abbeverarle alla coppa del benessere e del piacere e di fare di loro il simulacro della vita nuova”.

Silvia Passini

Femmina de luxe

Virtualmilano
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Ci vogliono abilità, sagacia e sintesi per tratteggiare in poche pagine molti personaggi, ugualmente presenti, ugualmente vividi, ugualmente possibili. Sono doti che certamente non mancano a Elisabetta Bucciarelli, già autrice di due apprezzati gialli dalle sfumature noir, come Happy Hour e Dalla parte del torto.

Nel quadro ricco e interessante, prettamente milanese, dipinto in Femmina De Luxe (Perdisa Pop), sarà stato facile cominciare da Maria Dolores Vergani, l’Ispettore già chiamata dalla Bucciarelli ad indagare sui delitti dei suoi romanzi precedenti. Molto meno facile ma certamente più affascinante sarà stato invece dare vita a personaggi più insoliti e stravaganti – pur nella loro solitudine “metropolitana” e atavica – come Olga, Cavallo Lesso, il Pazzo dell’Arte o Marta, accomunati dalla loro marginalità, dal loro disadattamento, dal mancato adeguamento ai canoni che sempre più la città e la società impongono come “standard”. 

Olga, per esempio, indubbiamente il personaggio più amato dall’autrice, è una donna oversize, occhi azzurri e capelli biondi, pelle candida e anima ingenua, alla disperata ricerca di qualcuno da amare e da cui farsi amare. Fa la guardarobiera alla Scala e i frappè, i pasticcini, le cene, i pranzi sono il suo modo di nutrirsi l’anima. La sua vita si incrocia con quella di un ex tossico musicista jazz, anoressico e infelice, chiamato Cavallo Lesso, e con quella del Pazzo dell’Arte, un malato di mente che ha la fissazione delle cabile telefoniche e viene sistematicamente evitato dal mondo intero. Non da Olga, però. 

E poi c’è Marta, bellissima, rispettata, in carriera: la sua misteriosa sparizione nasconde un segreto inconfessato, una frustrazione corporea che porta la sua vita sino alle più estreme conseguenze. Un personaggio costruito per capire cosa possa significare al giorno d’oggi guardarsi allo specchio ed essere portati a notare solo quei piccoli difetti, una goccia di buio che può oscurare un mare di bellezza… 

Raffinata narratrice ma anche attenta osservatrice della realtà, Elisabetta Bucciarelli descrive in poco più di 100 pagine – lettura intensa e veloce – una Milano invernale, gelida ma colorata, ricca di tentazioni e delusioni, di fortunate solitudini e sfortunate compagnie, di luoghi simbolici e angoli alienanti, una città distratta, dove le vite possono trascinarsi, comparire e anche scomparire nell’indifferenza generale. Una Milano che spesso ricerca ed esibisce la bellezza estetica, e perde di vista la bellezza morale. 

Il Binario Giallo oggi intervista Elisabetta Bucciarelli

Il Binario Giallo, 10 novembre 2008
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Elisabetta Bucciarelli vive e lavora a Milano. Ha pubblicato i saggi Strategie di comunicazione (Riza Scienze), Io sono quello che scrivo. La scrittura come atto terapeutico (Calderini) e Le professioni della scrittura (Eda-Il sole 24ore). Ha pubblicato i romanzi Happy Hour (Mursia, 2005) e Dalla parte del torto (Mursia, 2007, selezionato al premio Scerbanenco). Nel 2008 Femmina De Luxe (Gruppo Perdisa Editore). Collabora con diverse testate giornalistiche
occupandosi di filosofie, arte, manie. Conduce il target “GialloFuoco”, su Booksweb.tv.

BG: Ho letto sul tuo sito che hai scritto per il teatro, la televisione e il cinema. Hai pubblicato 2 saggi sulla scrittura e 3 romanzi thriller/noir. Inoltre dal 1998 sei iscritta all'Ordine dei Giornalisti e collabori con diverse riviste. Come fai a conciliare tutte queste attività?
EB:Lavoro con la scrittura da sempre. Ho iniziato a scrivere testi teatrali e poi sceneggiature cinematografiche e, per vivere, ho scelto di mettermi al servizio della carta stampata. In realtà, la cosa più difficile è stata conciliare la narrativa con tutti gli altri tipi di scrittura. Il passo del romanzo e del racconto è molto differente da quello dell’articolo di giornale o della sceneggiatura cinematografica. Per questo alterno momenti in cui mi dedico ai romanzi o alle short story e altri in cui gli altri tipi di scrittura prendono il sopravvento.

BG:Nel tuo libro Le professioni della scrittura dai indicazioni per aspiranti romanzieri ma anche giornalisti, copywriter, traduttori, sceneggiatori. Quindi è possibile vivere solo scrivendo?
EB:Sì, certo che si può vivere scrivendo. La maggior parte degli amici che ho si mantiene con la penna. Forse è più difficile vivere solo di romanzi. Anche se conosco autori, anche non famosi, che si mantengono con i proventi dei loro libri. Dovremmo intenderci su cosa significhi “vivere di scrittura”… magari non ti compri la villa sulle bianche scogliere di Dover, ma riesci a pagarti un affitto più che dignitosamente.

BG:Quali sono le cose nel tuo lavoro di scrittrice che adori e quelle che detesti?
EB:Vivere tutte le vite che voglio. Giocarmi in ruoli differenti. Inventare mondi, situazioni, atmosfere. La parte bella dello scrivere per me è questo. Detesto l’esibizione necessaria per seguire il libro in promozione.

BG:Parliamo dei tuoi romanzi. Happy Hour, Dalla parte del torto e Femmina de Luxe. Unico comune denominatore l'ispettore di polizia Maria Dolores Vergani. Cosa hai in comune al tuo personaggio?
EB:Maria Dolores Vergani vive e lavora a Milano la mia città, crede nella verità più che nella giustizia, ama stare da sola, concede sempre una seconda possibilità e sta dalla parte delle donne. Arrabbiandosi se è il caso, ma solo quando è necessario. Sono un po’ così anch’io. Il resto è un assemblaggio di realtà che osservo e fantasia.

BG:Nel 2008 sei stata finalista al Premio Azzeccagarbugli e ora al Premio Serbanenco. Una sorpresa o te l'aspettavi?
EB:Sono stata finalista dell’Azzeccagarbugli grazie al voto di una giuria di qualità competente. Una conferma ufficiale al mio lavoro. Dalla parte del torto non ha avuto vita facile. Se da un lato è stato apprezzato molto, (era tra i venti semifinalisti dello Scerbanenco 2007, quella è stata una vera sorpresa),non a tutti è piaciuto allo stesso modo. La finale dell’Azzecca mi ha riconfermato e sostenuto. E mi ha fatto molto bene. Al premio Scerbanenco di quest’anno è cambiato il regolamento. Siamo tutti in gara, quindi ancora nessuna emozione. Stiamo a vedere. Comunque non scrivo per i premi, questo l’ho capito.

BG:Parlaci del tuo ultimo romanzo Femmina de Luxe . Come è nata l'idea?
EB:Femmina De Luxe è nata da due personaggi femminili: Olga e Marta. Due donne molto diverse ma ossessionate dallo stesso desiderio di perfezione. Il femminile e l’estetica, nel senso di filosofia estetica, sono i miei temi di questo momento. In questo libro ho cercato di raccontare cosa può succedere a chi non riesce a trarre soddisfazione dalle cose che ha, e continua spasmodicamente a sbilanciarsi verso una presunta idea di sé magnifica e di successo. Ovviamente illusoria e irraggiungibile.

BG:Cavallo lesso e il Pazzo dell'arte come nascono questi personaggi?
EB:Olmo (Cavallo Lesso) e Laio il diavolo (Il pazzo dell’arte), partono da una base di realtà, persone che incontro e su cui rifletto a lungo. Le frequento e cerco di entrare nella loro dimensione “delirante”, e poi ne traccio un ritratto. Filtrato dalla mia vena surreale.

BG:Come è il rapporto con la tua nuova casa editrice il Gruppo Perdisa Editore?
EB:Non è una nuova casa editrice per me. Ho già pubblicato due libri con Alberto Perdisa. E’ stato il primo editore che ha pubblicato un mio lavoro. Ero giovanissima e lui mi ha dato fiducia. La vera novità è l’incontro con Luigi Bernardi. Per questo credo che Femmina sia un punto molto significativo del mio lavoro.

BG:Cosa ti piace leggere e cosa invece ti rifiuti di prendere in mano?
EB:Non rifiuto niente a priori. Di solito leggo prima le cose di cui diffido per poter avere un parere reale. Per Booksweb.tv divoro un numero impressionante di gialli e noir, italiani e non. Piacere e indifferenza sono le due emozioni più frequenti. Ma ultimamente sono riuscita anche a indignarmi. Direi che mi piacciono i libri capaci di invadere il lettore e di lasciargli qualcosa da portare con sé. Una frase, un pensiero, un’atmosfera, una storia. Non sono affine al giallo rosa d’intrattenimento puro. O ai manuali demenziali su come accalappiare gli uomini o affittare le case.


BG:Consigliaci tre libri che ti sono piaciuti e che a tuo avviso dovrebbero esserci anche nella nostra biblioteca personale.
EB:Tra i neri, James Barlow, Torno presto, Sellerio. Nei romanzi di formazione, Simone de Beauvoir, memorie di una ragazza per bene, Einaudi (o qualunque altro dei suoi), e tra le ultime uscite Kafka sulla spiaggia, di Haruki Murakami, Einaudi. Ma riuscirei a darti una risposta diversa tra una settimana… i libri belli, del passato e del presente, per fortuna, sono tanti. In questo momento sto rileggendo il Mago di Oz. Fantasmagorico.

BG:Quali sono i tuoi prossimi lavori in cantiere?
EB:Sto terminando il quarto Vergani. E ho da scrivere un paio di racconti per due antologie che sembrano molto interessanti. Una short story è invece di prossima uscita per una raccolta di Sperling & Kupfer tutta al femminile.

BG:Siamo alla fine. Come chiuderebbe questa intervista l'ispettore di polizia Maria Dolores Vergani?
EB:Probabilmente spegnendo il computer, (lei decisamente meno emozionata di me), augurandosi di aver fatto tutto il possibile per comunicare a te e ai lettori quanta passione sia contenuta nel suo lavoro. In questo siamo decisamente la stessa cosa.
Un grazie a Elisabetta per la disponibilità e per i suoi bellissimi libri.

Milanonera
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Olga, guardarobiera alla Scala, è grassa, solare e in cerca disperata di un uomo.
Marta, fisioterapista all’ospedale Niguarda, è bella ma non perfetta come vorrebbe.
Cavallo Lesso, ex tossico di quelli cattivi, suona nei locali jazz.
Il Pazzo dell’Arte è un malato di mente con la fissazione delle cabine telefoniche.
Un uomo misterioso, raffinato e ricchissimo, si accompagna in varie città italiane a donne ai limiti della perfezione fisica.
Le loro storie si intrecciano in una doppia indagine dell’Ispettore Maria Dolores Vergani, già protagonista nei precedenti “Happy hour” e “Dalla parte del torto”.
In questa nuova fatica, l’autrice conferma le sue spiccate doti di raffinata narratrice e attenta osservatrice della realtà circostante.
Descrive una Milano invernale, gelida ma colorata, con una precisione per i dettagli davvero sorprendente, anche alla luce dell’esiguo numero di pagine del libro.
Un’opera che presenta vari livelli di lettura, a dimostrazione di tecnica sopraffina e sensibilità spiccata.
Massimo Rainer

Femmina de luxe su Booksweb.tv

Akio legge l'incipit di Femmina de luxe


Nella Milano-pattumiera ecco Femmina De Luxe

Corriere Nazionale Umbro-Adriatico

Elisabetta Bucciarelli ha la capacità di usare la scrittura, pagina dopo pagina, come si fa per una partita a scacchi. C’è Milano. C’è nel bene e nel male. Niente città “da bere”, ma una città in cui la Bucciarelli si immerge, senza evitare peccati, segreti, vita marginale e vita stile Vuitton. Il titolo del suo ultimo lavoro è Femmina De Luxe, ed è edito da Perdisa Pop nella collana diretta da Luigi Bernardi. Un piccolo volume, la cui ricchezza è nei personaggi carichi di vita. Si tratta di un noir in cui l’autrice ripropone l’ispettore Maria Dolores Vergani, che abbiamo trovato in Dalla parte del torto (ed. Mursia), alle prese con la scoperta di una giovane donna trovata cadavere.
Intanto c’è chi imbratta le cabine telefoniche di feci. Si, la Milano della Bucciarelli è anche questa: la follia dei suoi personaggi, come Cavallo Lesso, o il Pazzo dell’Arte, e donne alla ricerca di se stesse o che mettono in gioco il corpo che nel libro non è un “valore aggiunto” piuttosto un oggetto di mercato, un status simbol, un mezzo di comunicazione.
 Storie che si intrecciano, mondi tanto diversi da essere estremi, il tutto condito da una capacità narrativa che, come dicevo, sembra muoversi su una scacchiera che nel caso specifico è la vita di una città e delle persone con i loro tic, le loro follie, le loro tenerezze. 
Ogni capitolo, nella sua brevità, è di grande efficacia. Elisabetta Bucciarelli usa dei “tocchi” che vanno direttamente al senso, un esempio di comunicazione efficace, dirompente, che lascia il lettore nella curiosità di capire come si evolverà la storia.
Un personaggio toccante è Olga. E’ grassa e morbida. Si piace e mangia pasticcini. E’ costumista alla Scala, e mixa la sua vita con la lirica e la ricerca di un uomo che possa darle un affetto vero. Olga è indifesa. Ingenua. E cerca amore nella follia del “Pazzo dell’Arte”, noto psicotico, piuttosto che in Cavallo Lesso, uno che fa musica ma anche altro...
 Olga non fa l’amore. Tocca e si fa toccare. “Ci vediamo cosi’ ci tocchiamo?”. Sembra una bambina con quanta semplicità e purezza desidera l’attimo erotico che le regalerà un sogno. In questo gioco c’è tutta la poesia che il suo corpo trasmette.
Troverà mai, nella Milano che non salva più nessuno, il suo amore? E la Vergani risolverà il caso della ragazza ritrovata cadavere? Tutto da leggere Femmina De Luxe! Un’altra ottima prova di Elisabetta Bucciarelli e del suo modo personalissimo, e non affatto scontato, di proporre il noir.

Stefania Nardini

Maria Dolores Vergani, "Femmina de luxe" di ritorno nelle pagine di Elisabetta Bucciarelli

Affaritaliani, 28 ottobre 2008
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Il ritorno di Maria Dolores Vergani, una vecchia conoscenza per gli estimatori dei romanzi della milanese Elisabetta Bucciarelli. Questa figura di detective-psicologa, protagonista di “Femmina de luxe” (120 pp., 9 euro, Perdisa editore) nasce intorno a due pensieri. Il primo: le ragioni di un atto delittuoso sono molto più interessanti del colpevole da assicurare alla giustizia. Il secondo: l’indagine poliziesca altro non è che un modo per indagare su di sé. “Così Maria Dolores Vergani – spiega l’autrice - attraversa le scene del crimine come farebbe un’analista durante una seduta di psicoterapia. Considerando tutti i protagonisti, la vittima, i testimoni, l’assassino e se stessa personaggi dello stesso psicodramma”. Non è un detective fisso e immutabile, ma cambia e si modifica anche grazie alle consapevolezze che acquisisce durante il suo lavoro, rafforzandosi e prendendo coscienza, sbloccando emozioni sepolte e affrontando le sue paure peggiori.

Anche lei, che è una psicologa, come il medico Duca Lamberti di Scerbanenco, è stata sospesa dall’albo professionale. Caso o coincidenza studiata? 
Sono un’estimatrice di Giorgio Scerbanenco e sicuramente l’omaggio è a lui. Ma devo confessare che non è stato affatto studiato. Sono molto distratta e ho una memoria selettiva, che ricorda solo quando è obbligata. Credo però abbia lavorato molto il mio inconscio. Anche se, a partire dal secondo libro, Maria Dolores Vergani viene del tutto riammessa all’albo degli psicologi. Ora è lei a scegliere di fare l’ispettore di polizia ma non sono sicura che abbia voglia di farlo per sempre.

“Femmina de luxe” è affollatissimo di figure strambe, che inquietano e che contribuiscono coralmente a dare un ritratto di una Milano che va mutando faccia. La preoccupano le trasformazioni della sua città?
No, ho solo cercato di raccontare alcune persone che mi è capitato di incontrare, enfatizzandone qualche tratto. Sono le persone “diverse” che mi interessano di più, colpiscono la mia fantasia e stimolano la curiosità. E mi fanno pensare. Se mai a preoccuparmi davvero è l’omologazione verso il basso. Stereotipi e macchiette di una presunta borghesia o di un proletariato antico. C’è molto meglio e molto peggio. Milano non è una città banale, ritrarla così sarebbe offensivo.

Stavolta l’ispettrice Vergani ha poco da indagare, deve solo constatare la solitudine di una donna che viene lasciata morire nel disinteresse generale. 
Indagare sull’indifferenza credo sia la più difficile sfida che un poliziotto può lanciare a se stesso. Perché l’indifferenza è una malattia assai diffusa, molto contagiosa e si innesta sul terreno della stupidità. Tutti sembrano innocenti ma in realtà i danni provocati spesso vanno ben oltre un semplice omicidio. In “Femmina De Luxe” l’ispettore Vergani indaga sul corpo di due donne. Cerca di capire perché si sforzino in continuazione di aderire a un modello, perché non si sentano mai all’altezza. Le guarda muoversi tra gli eccessi del cibo e la ricerca di amore. Non può aiutarle a salvarsi, ma prova a indicare i colpevoli a noi che seguiamo la storia.

La rincorsa delle donne alla perfezione dell’immagine e del fisico, pensa sia da imputare agli uomini? 
Non necessariamente una donna si trasforma per piacere a un uomo. Spesso è un’immagine di sé presunta e irraggiungibile che la ossessiona. Sia essa legata all’aspetto fisico che, sempre più spesso, al ruolo sociale. Ciò su cui siamo meno esercitate è vivere il momento per quello che è. Senza rincorrere nulla. Senza proiezioni future di successo, miglioramento, riuscita, potere. Semplicemente quell’istante. Olga, che non risponde a nessun canone di bellezza stereotipata, ci prova, ma si scontra con chi ormai non riconosce più il candore e non è in grado di dare valore a nulla se non al denaro e al potere.

Per chi scrive gialli oggi è più facile arrivare al grande pubblico dei lettori? 
Dipende dalle storie. Ci sono storie gialle che vengono definite così solo perché hanno un morto e un poliziotto. Ma sono molto lontane dal “genere”. Altre che sono camuffate da giallo ma sono rosa, una forma di Liala, con il ritmo del giallo. Quindi forse si può dire che è possibile avere una chance in più di essere pubblicati, ma poi al grande pubblico si arriva per strade complicatissime e non sempre così chiare da comprendere.

Rincontreremo presto la Vergani? 
Spero di sì. E’ quasi pronta la quarta indagine. Non so ancora quale sarà la casa editrice. Mi auguro solo di incontrare un altro editor come Luigi Bernardi, editor di PerdisaPop e responsabile dell’uscita di “Femmina de luxe”. Ne ho in mente una in particolare, proprio una donna, con cui mi piacerebbe moltissimo lavorare.

Mariano Sabatini

Femmina de luxe

Il salvagente

Milano. Febbraio 2008. L’ispettore Maria Dolores Doris Vergani non è tranquilla, qualcuno le ha rubato il portafoglio. La città è piena di gente strana e Mauro Marra, l’unico agente con cui di dà del tu per precedenti frequentazioni, ha chiesto di trasferirsi. Un attaccastronzi incolla cacca ai ricevitori della cornetta delle cabine del centro storico, in modo sistematico. Ci capita per caso, subito dopo, Cavallo lesso Olmo Centofanti, ex tossico cattivo, ora fra l’altro basso e cantante in un complesso jazz; viene fermato e rilasciato; voleva chiamare Olga, appena conosciuta, simpatica grassa timida bulimica guardarobiera alla Scala, capelli ricci biondi, occhini azzurri da cerbiatta, vestita old fashion di aggiustati residui di opere, digiuna di uomini. Lei talora passeggia con Laio-il-diavolo bulimico ossesso pittore Pazzo dell’arte. Olmo la frequenta e le fa passare una brutta esperienza cinematografica. Intanto è scomparsa l’anoressica fisioterapista ventisettenne Marta, capelli scuri e mossi, occhi verdi, bella. La trovano morta per doppia liposuzione. Intanto un ricco imprenditore investe di persona sulla perfezione delle accompagnatrici che si fa trovare anche a Bologna e Torino, a Roma e Venezia. Aveva incontrato Marta prima della chirurgia estetica in Svizzera. E qualcuno uccide Olmo. Un secco romanzo di transizione per la poliedrica Elisabetta Bucciarelli (Femmina de luxe, Perdisa 2008, pag. 128, euro 9), in terza su tanti, di tutto un po’ anche su musica e cibo. Consigliato a maschi virili.
Valerio Calzolaio

Bucciarelli, una giallista ...de luxe

La Provincia di Como, Lecco, Sondrio, Varese
12 ottobre 2008
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BUCCIARELLI, UNA GIALLISTA... DE LUXE
Elisabetta Bucciarelli scrive gialli che tendono al noir. Milanese sino al midollo, si è materializzata dalle nostre parti grazie al Premio Azzeccagarbugli, che l'ha vista tra i cinque finalisti di questo 2008, con il romanzo Dalla parte del torto (Mursia editore). L'abbiamo così “conosciuta” prima sul palco del Teatro Sociale, a Lecco, poi alla «Passione per il delitto», a Monticello Brianza, e ieri sera al Caffè Colzani di Cassago Brianza, dove ha presentato il suo ultimo, recentissimo romanzo, ovvero Femmina de luxe (Perdisa Pop, pp.120, euro 9).
Insomma, da un paio di settimane la Bucciarelli frequenta la terra lecchese e la cosa sembra andarle a genio.
«Il Premio Azzeccagarbugli», ci dice, «è stata la mia prima finale e devo dire che è stata un'esperienza molto positiva. Si tratta di un premio che ha una giuria composta da persone che “praticano” il giallo, che lo conoscono, per cui il loro giudizio è sicuramente di grande conforto. Trovarmi, poi, in un teatro pieno di gente che era lì per sentir parlare di libri è stato emozionante».
Elisabetta Bucciarelli con Femmina de luxe è al suo terzo romanzo. Capace di una scrittura che non ti lascia indifferente, i suoi gialli sono ambientati in una Milano contemporanea, descritta con spietato realismo. Sotto il beato fluire di un mondo firmato e di una devota corte di suoi adepti, la penna (o il bisturi?) della Bucciarelli va a scovare le miserie plurime di una società in cui la convivenza civile sembra aver perso solidi punti di riferimento. Verrebbe quasi da dire che si tratta di una Milano senza speranza, se non fosse la stessa scrittrice ad attenuare il nostro pessimismo.
«I miei libri offrono lo spaccato di una Milano inquietante, anche se veritiera. Certo, c'è molto anche di surreale nelle mie descrizioni, c'è un'esasperazione evidente di alcune situazioni, ma non direi proprio che è una città senza speranza. All'interno di questo ambiente è ancora possibile trovare quel candore che ci può salvare dalla miseria morale. Un personaggio di Femmina de luxe come Olga, ad esempio, questa donna che anche nel fisico è fuori dai canoni delle taglie che fanno tendenza, ne è la dimostrazione. Il suo candore, di fronte alla cattiveria del prossimo che la circonda, ci dice che esiste la possibilità di un riscatto».
Nella Milano di Elisabetta Bucciarelli indaga l'ispettore Maria Dolores Vergani, una donna-poliziotto che non sembra troppo preoccupata di trovare un colpevole, quanto piuttosto di capire le motivazioni degli omicidi che tappezzano la città.
«Non bisogna dimenticare», ci dice Elisabetta Bucciarelli, «che Maria Dolores Vergani è una psicologa sospesa dall'albo per i suoi comportamenti poco ortodossi. Entra allora nella polizia, ma anche qui continua ad essere un'indagatrice della psiche. La sua preoccupazione è proprio quella di capire innanzitutto il perché di un omicidio. In questo l'aiuta il suo essere una donna “normale”, con la sua vita sentimentale instabile e la sua attesa del principe azzurro, con il suo amore per l'arte e la convinzione che proprio quest'ultima sappia anticipare la realtà di ogni giorno».
In «Femmina de luxe» Maria Dolores Vergani è alle prese con l'universo estremo della bellezza, della ricercatezza estetica ad ogni costo. Un mondo griffato persino nei pensieri che appare vacuo e sterile, ma che nella Milano dell'apparire ha una sua legittimazione. Un universo che potrebbe anche continuare a vivere con le sue assurdità (firmate pure loro) se non ci fosse un cadavere di mezzo. È quello di una ragazza trovata nel cantiere delle ex Varesine, in una compostezza irreale, con il suo cappotto beige ben abbottonato, la sua borsetta al fianco. «Sdraiata tra i laterizi. Sporca di cemento. Abbandonata. Sola e morta. Nella voragine della ferita purulenta alimentata da ruspe e scavatrici. Uno scempio nello scempio».
Tutto parte da qui o meglio da qui tutto continua, nella Milano in cui Achille Maria Funi, il collega della Vergani, fatica persino a raccogliere eventuali testimonianze, visto che «alle sette e trenta i milanesi erano quasi pronti per uscire, col tempo contato e nessuna voglia di rilasciare interviste».
Ma anche in questo romanzo della Bucciarelli non è l'indagine ad occupare il centro della narrazione, quanto piuttosto tutto quello che le ruota intorno, soprattutto le anime dannate o meno di un mondo a rischio.
«Nei miei libri non riesco ad essere risolutoria. Da un certo punto di vista non è assicurare il colpevole che mi interessa, quanto il contesto che è sotto osservazione. Mi vien da dire che in un clima nero e pesante come quello della Milano che descrivo, è inutile cercare il colpevole, la responsabilità è collettiva. Siamo come nel bel mezzo di una guerra, non ci si può sottrarre alle responsabilità personali».
Una via di salvezza in questa vitaccia la troviamo nel candore, già richiamato, di Olga o nella serietà fuori tempo della Vergani, ma anche in quel suo amore per l'arte che è proprio anche della sua creatrice.
«Amo l'arte anche se oggi la sua mercificazione è esasperata. Ciò non toglie che continui a credere nell'arte come via di fuga, come chiave di lettura della realtà».
E di fronte alla nostra domanda sull'artista che potrebbe richiamare le atmosfere dei suoi libri, ci nomina Giovanni Frangi ed i suoi cavalcavia milanesi.
Un riferimento quanto mai opportuno alle trame noir delle sue pagine, ma anche all'immaginifico testoriano di una Milano ferita e dolente.
Gianfranco Colombo

Elisabetta Bucciarelli a La passione per il delitto

Ansa, 10 ottobre 2008

10/10/2008 5:11:00 PM ANSA-M SPE
LIBRI: ELISABETTA BUCCIARELLI A 'LA PASSIONE PER IL DELITTO' N
(ANSA) - MILANO, 10 OTT - La prima presentazione del nuovo romanzo della scrittrice milanese Elisabetta Bucciarelli, 'Femmina de luxe' (Perdisa editore, collana Babele Suite) si terra' domani pomeriggio al Colzani Caffe' di Cassago Brianza (Lecco), eletto 'Bar dell'anno 2009' del Gambero Rosso. L'incontro, presentato dalla scrittrice Lia Volpatti, e' organizzato nell'ambito della settima edizione della rassegna di narrativa poliziesca 'La passione per il delitto', in corso fino a domenica 12 ottobre a Villa Greppi di Monticello Brianza (Lecco). Il romanzo e' ambientato in una Milano che sembra distratta dal mito dell'opulenza, dove l'ispettore Maria Dolores Vergani indaga sul ritrovamento di un cadavere. Intorno a questo e ad altri casi, si muovono ombre tra loro molto diverse, personaggi come Olga, ragazza morbida e indifesa alla ricerca dell'uomo della sua vita, oppure Marta, che potrebbe essere vittima di qualcuno tanto quanto e' vittima della sua stessa ambizione: donne che vogliono essere perfette come oggetti da esibire. (ANSA). RT 10-OTT-08 17:08 NNNN.


Caro Televip consiglia Femmina De Luxe di Elisabetta Bucciarelli (Perdisa editore)

Caro Televip, 26 ottobre 2008
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Per me, una lettura è piacevole quando oltre al racconto mi appassiono a come è stato scritto e Femmina De Luxe è un libro scritto bene. Per presentare con efficacia più di dieci personaggi in 120 pagine bisogna saper scrivere. Femmina De Luxe è un mondo. Donne la cui dolcezza è pari all'insoddisfazione e all'insicurezza. Donne usate, abusate, vendute. Donne imprenditrici di loro stesse. Uomini arroganti quanto la ricchezza che li inchioda all'indifferenza e all'egoismo. Uomini poveri e poveri uomini. Rassegnarsi alla crudeltà degli altri forse è peggio che morire in cerca di un'altra da sè. Le manie sono uno sfogo contro il mondo che non ha nessuna intenzione di perdere tempo a capire quelli che considera diversi da una normalità inventata a proprio uso e consumo. Già, il consumo: "Tutto è in vendita, tutto ha un prezzo". E loro, gli ultimi, pagano il loro prezzo bruciando la vita in violenze fisiche e psicologche solo apparentemente lontane da quelle consumate in un albergo a 5 stelle extra lusso con al collo una catena di Cartier. C'è Milano e un pizzico di Roma, Torino, Bologna e Venezia; ristoranti di lusso, Mc Donald's e la "Boutique del pane, panificio d'alto bordo in fondo a via della Moscova, giusto per uno spuntino". E c'è l'ispettore Maria Dolores Vergani (con psiche ha confidenza e con amore ha un conto aperto), che ha la forza di non reagire davanti alla sentenza con cui la Baronessa, spietata e dannata, assegna il valore ad una donna. Non è un mondo tranquillo e tranquillizzante quello di Elisabetta Bucciarelli ma è un mondo che esiste. Chiudo questo piccolo libro e so che d'ora in poi quando vedrò una cabina telefonica preda dei vandali, penserò a Femmina De Luxe: un libro che ti rimane appiccicato addosso come i capelli sul faccione tondo del Pazzo dell'arte.

Femmina de luxe, Elisabetta Bucciarelli

Arcilettore
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Femmina de luxe 
Elisabetta Bucciarelli 

La bravura di Elisabetta Bucciarelli non è in discussione e noi abbiamo letto con la tranquillità di questa certezza il suo libro, naturalmente senza rimanerne deluse. 
L'ambiente resta sempre Milano, vissuta con una contraddizione di sentimenti che vanno, con sfumature diverse, dall'amore al disprezzo. In questa metropoli vivono i personaggi dell'autrice che, nella maggior parte delle volte, sono dominati dalla solitudine, una solitudine subita e vissuta con il desiderio di riempire il vuoto con un amore o un'amicizia che l'allontani una volta per tutte. Poi la storia si tinge di giallo, quasi a dire che a Milano non può esservi speranza, ma solo emarginazione e morte, sia metafisica che quella violenta dell'assassino. 
Ma la bravura di Elisabetta Bucciarelli è anche quella di proporre e portarci nell'intimo di personaggi come Olga, un vero e sensuale inno alle curve; oppure Laio, un emerginato con turbe mentali; e poi c'è la Vergani, l'ispettrice della polizia a cui viene affidato il caso della morte di Marta, una giovane ee bella fisioterapista. 
Ma sarebbe un delitto andare oltre ... vi raccomadiamo solo di leggerlo!

Femmina de luxe

Gialloliva, Radio Popolare, 20 ottobre 2008
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L'opera terza di Elisabetta Bucciarelli, che tecnicamente, come vogliono le regole della collana in cui appare, è una novellette, qualcosa di più di un racconto lungo e qualcosa di meno di un romanzo breve, ma da punto di vista dell'impegno narrativo e della solidità strutturale non ha nulla da invidiare a un romanzo vero e proprio, dimostra non soltanto che l'autrice ha compiuto un salto di status definitivo, passando dal novero delle promesse a quello di presenza affermata nel noir italiano di oggi, ma anche la sua capacità di trattare il genere senza lasciarsi imbrigliare dagli schemi. In fondo il suo personaggio, l'ispettore Maria Dolores Vergani, nasceva con delle caratteristiche molto simili a quelle di tanti personaggi del procedural nazionale, la contrapposizione tra la funzione pubblica e la sensibilità privata, le complicazioni familiari e personali, il rapporto con una corte di comprimari più o meno pittoreschi, e le sue prime indagini erano, alla fin fine, di stampo piuttosto tradizionale, anche se vi veniva esibita una perfidia nettamente maggiore di quella del giallista medio e l'autrice ne approfittava per certi fulminanti scavi sociologici e culturali nella realtà in cui faceva muovere i suoi eroi (che era, poi, quella della borghesia bene della nostra città). In Femmina de luxe, invece, tutto questo resta piuttosto sullo sfondo e la storia si concentra su due personaggi veramente straordinari e il loro destino incrociato: due donne che aspirano, ciascuna a suo modo, a incarnare, costi quel che costi, un modello di perfezione femminile senza rendersi conto che si tratta di un modello altro, di qualcosa imposto dal di fuori. Sono entrambe destinate a pagare, naturalmente, l'una con la vita, l'altra con una profonda umiliazione, ma, se non altro, avranno vissuto fino in fondo la propria contraddizione di oggetti di consumo che non desiderano altro che essere consumati e scusatemi se vi sembro un po' enigmatico,di questa storia non si può proprio raccontare la trama: bisogna scoprirla come ce la propone l'autrice, per brevi, fulminanti illuminazioni. Accanto a loro, comunque, si muovono, in una specie di caleidoscopio impazzito, altre strane figure: frequentatori fuori di testa di gallerie d'arte, suonatori di jazz sciroccati e parecchio infidi, esteti meschini del comportamento sociale e quel misterioso signore che, diciamo così, imbratta di feci le cabine del telefono (alla polizia è noto, infatti, come “l'attaccastronzi”) e forse c'entra e forse no. Una trama assolutamente virtuosistica, che procede per quadri staccati e concentra in un centinaio di paginette mignon almeno due percorsi esistenziali, un'indagine poliziesca e una disperata storia d'amore e getta uno sguardo particolarmente acuto sulle nostre quotidiane miserie. Forse non è un noir vero e proprio, ma la cosa, per una volta, non ha importanza.

Carlo Oliva 

Elisabetta Bucciarelli, Femmina de luxe, "Babelesuite" – Perdisa, pp. 120, € 9.00

Femmina de luxe di Elisabetta Bucciarelli

L'angolo nero, 18 ottobre 2008
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Elisabetta Bucciarelli
Femmina De Luxe
Perdisa collana Babele Suite
Pagine 128
Prezzo 9,00 euro

Milano non è più la Milano da bere degli anni Ottanta. È triste, nevrotica e stressata, così come i suoi abitanti. Questa è Femmina De Luxe: la grassa Olga, leggiadra nei suoi abiti da teatro, Cavallo Lesso, il Pazzo dell'Arte, ma anche Marta, l'apparentemente normale Marta, e sua madre. E poi "l'uomo che cerca", gelido collezionista di donne perfette per tramite della feroce Baronessa.

La cosa che colpisce in questo breve romanzo di Elisabetta Bucciarelli è che l'omicidio - l'unico omicidio del libro - fa meno paura di tutto il resto: delle ansie, della solitudine, delle piccole e grandi nevrosi che si intuiscono e si svelano attraverso il racconto. Nevrosi da cui non è esente nemmeno l'ispettore Maria Dolores Vergani, già conosciuta in Happy hour e in Dalla parte del torto, qui alle prese con una snervante "attesa".

Romanzo breve (o racconto lungo che dir si voglia), Femmina De Luxe arricchisce la collana Babele Suite di una nuova, piccola perla nera. Una storia di donne e di "uomini che odiano le donne", come direbbe Stieg Larsson. Scrittura veloce e godibilissima, lettura piacevole che lascia l'amaro in bocca e qualche questione in sospeso...

Ho avuto il piacere di parlarne con Elisabetta, incrociata - nemmeno a dirlo - su Facebook: 

AB - Femmina De Luxe: qual è la genesi? Come è nata l'idea, come si è sviluppata, come è avvenuto l'incontro con Luigi Bernardi, che lo ha pubblicato?
EB - Femmina De Luxe nasce a un anno dall’uscita del mio secondo libro Dalla parte del torto. Avevo in mente da un po’ due personaggi. Olga, una donna oversize, segnata dall’ingenuità e dal candore e Marta, una ragazza che ha la sfortuna di incontrare l’uomo sbagliato e di innamorarsene. Poi c’era una rabbia. Le facce botulinizzate che incontro ogni giorno camminando per la mia città. La bruttezza che sta intorno a noi e la ricerca di una bellezza morale, se esiste. 
Mi mancava solo la quiete per scrivere. Il mio libro precedente faceva ancora troppo rumore dentro di me. Poi una serie di eventi sincronici mi hanno portato a incontrare Luigi Bernardi. Io sapevo tutto di lui. Un grande editor. Lui aveva sentito parlare di me (Alberto Perdisa è stato il mio primissimo editore di due fortunati saggi sulla scrittura). Bernardi mi ha messo alla prova. E’ nata Femmina De Luxe. La sua mail di approvazione è appesa dietro alla scrivania dove lavoro.

AB - Nel romanzo vengono toccati, sfiorati, quasi, temi molto seri: l'ossessione dell'apparire, i disturbi nervosi e della sfera alimentare, la solitudine metropolitana, l'alienazione. Quant'è grave la situazione? Abbiamo davvero perso tutti i punti di riferimento?
EB - Il corpo è al centro di questo libro. Sia per la iperpresenza che per l’assenza totale. Tutto quello che lo trasforma, lo modifica, lo rende gradevole o repellente si è attaccato alle pagine man mano che lo scrivevo. Il tentativo di essere accettati. La volontà di essere rifiutati. L’incapacità di lasciarsi toccare o il desiderio di possedersi. Ci vuole una grande centratura per scegliere la propria direzione. Per non cedere al bisogno di essere amati a tutti i costi. Per non trasformarsi continuamente in funzione di chi ci sta di fronte. C’è solitudine, tanta. Vissuta male soprattutto. E per sconfiggerla si fanno scelte di comodo, spesso più frustranti della solitudine stessa. C’è poco coraggio, questo è il vero male.

AB - C'è una frase, nel libro: "La telefonata finisce presto e senza altre comunicazioni. Le attese generano mostri. Quelle emotive guai seri". Questa frase mi è piaciuta moltissimo. Quali sono state le "attese" più pesanti, per te? La risposta di un editore che tardava, ad esempio…
EB - Le attese “professionali” sono una costante nella mia vita come in quella di molti. Lunghe, sì. Anche estenuanti, a volte. Ma quelle emotive sono le peggiori. Le aspettative che abbiamo nei confronti degli altri, parenti, amori, amici, quelle sono davvero capaci di condizionarti la vita. L’allenamento continuo e costante che mi sono imposta è di crearmene il meno possibile. Difficile per chi lavora di fantasia tutto il giorno. Quasi impossibile. Il paradosso è arrivare a vivere le cose solo nella testa, per non renderle mai concrete e quindi non doverle sottoporre al vaglio della realtà. Questo è il vero rischio che corre anche l’Ispettore Vergani. Così può succedere di perdersi il meglio, ma si soffre di meno.

AB - Dei personaggi di Femmina De Luxe, quale "salveresti" (nel senso di: quale hai amato di più, nel processo creativo)? E quale, invece, avresti voluto sopprimere?
EB - Olga sicuramente è la “figlia” preferita. All’inizio del libro la sentivo distante, diversa, aliena. Sia le sue forme che il suo rapporto bulimico con il cibo mi tenevano a distanza. Poi man mano mi è sfuggita e si è presa anche le mie paure e le mie fragilità. Si muove in mezzo alla cattiveria e rimane sempre pulita. Generosa ma con un’ingenuità spesso colposa. Ostinata nella sua ricerca dell’amore e della comprensione da parte dell’altro. Ho odiato invece Cavallo lesso. E tu sai già fino a che punto. Quindi mi sono sforzata di amarlo, ma non so se ci sono davvero riuscita…

AB - Pensi di dare un seguito all'ispettore Vergani, a Funi e a Marra?
EB - Maria Dolores Vergani è già nel quarto romanzo che sto per portare a termine. Con lei ci sarà sempre Achille Funi. E anche Mauro Marra tornerà, forse per essere rimpianto o forse no. Questo non posso svelarlo.

Alessandra Buccheri

Bucciarelli, Femmina de luxe

SenzaUnaDestinazione, 11 ottobre 2008
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Ne parla stasera per la prima volta, e sono curiosa di sentire quanta altra vita c'è in quello che va oltre la densità di quelle 120 pagine in cui scorrono parallele le storie di Marta e di Olga. Elisabetta Bucciarelli in Femmina de luxe, uscito pochi giorni fa per Perdisa editore, parte dal tema dell'estetica più rigorosa, quella che schiavizza anche chi si crede libero da tutto, per architettare un gioco degli opposti in cui ogni certezza si mischia fino a confondersi. In cui la vita scorre fino a toccare l'opulente ricchezza che rincorre la perfezione assoluta, e la sporcizia disturbante di un malato di mente che sfugge a tutti. Nella contrapposizione apparente tra due ragazze tenute distanti da bellezze che nulla hanno in comune, da desideri puramente materiali in una, anacronisticamente ideali nell'altra, si ritrovano identiche debolezze, banali ma capaci di ripetersi all'infinito. Quelle imposizioni mentali spesso inconsce che, per quanto possa essere amareggiante ammetterlo, decenni di storia sociale e civile non hanno saputo sradicare fino in fondo, e che tornano a galla nella loro prepotenza trascinate da un fenomeno di costume, da un programma tv o da una pubblicità di successo. Meccanismi esasperati ma nemmeno più di tanto, che costringono le due protagoniste a pagare sacrificando la vita e la dignità. Ancora un volta indaga l'ispettore di polizia Maria Dolores Vergani, sempe più infastidita da chi mente e da chi è pavido, da chi fugge e da chi, pur di non sconfessare le proprie convinzioni, rimane in silenzio anche davanti ad una figlia morta.
La prima presentazione di Femmina de luxe è al Colzani Caffè di Cassago Brianza, da pochi giorni proclamato "Bar dell'anno 2009" da un giuria scelta dal Gambero Rosso. Un altro regno dell'estetica, ma anche della sostanza. 

Paola Pioppi

Femmina de luxe al Bar dell'anno del Gambero Rosso

La passione per il delitto blog, 10 ottobre 2008
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La prima presentazione del nuovo romanzo di Elisabetta Bucciarelli, Femmina de luxe (Perdisa editore, collana Babele Suite) avverrà domani, 11 ottobre alle 18.30 al Colzani Caffè di Cassago Brianza, eletto “Bar dell’anno 2009” del Gambero Rosso.
L’incontro, presentato dalla scrittrice Lia Volpatti, è a ingresso libero.

FEMMINA DE LUXE
In una Milano che sembra distratta dal mito dell’opulenza, l’ispettore Maria Dolores Vergani indaga sul ritrovamento di un cadavere. Intanto in questura ci si interroga anche su uno strano atto vandalico seriale: c'è infatti qualcuno che da tempo imbratta con le proprie feci le cabine telefoniche. Intorno a questi casi si muovono ombre tra loro molto diverse, personaggi che rispondono a nomi come Cavallo lesso o il Pazzo dell’arte, ma anche donne come Olga, ragazza morbida e indifesa alla ricerca dell’uomo della sua vita, oppure Marta, che potrebbe essere vittima di qualcuno tanto quanto è vittima della sua stessa ambizione: donne che vogliono essere perfette come oggetti da esibire, femmine di lusso per uomini tormentati dall’idolo della perfezione estetica.
Una sequenza di capitoli molto brevi marca le scene con ritmo stringente, per dare forma a una narrazione puntuale, in cui i confini della narrativa giallo-nera sono netti e riconoscibili. I personaggi e le loro azioni sono tracciati con pochi tocchi essenziali.
La scrittura è rigorosa, di misura, a momenti quasi asettica: tesa verso un linguaggio distaccato che calza con gli eventi e il contesto e restituisce l'idea della solitudine profonda che tormenta tutti i protagonisti. L'indagine poliziesca svelerà i segreti di una morte sintomatica, ma in ogni pagina del racconto l'attenzione cade soprattutto su una serie di caratteri e piccole azioni da osservare e scoprire. Dagli angoli di strada all’ambiente più lussuoso, i luoghi, gli oggetti, i dettagli rivelatori restituiscono l’impressione di un clima metropolitano molto preciso: una Milano in cui la salvezza si direbbe di fatto impossibile, una grande città abitata da persone che possono crollare a ogni passo, per diventare sagome marginali, avanzi abbandonati nel pattume come vuoti a perdere.

ELISABETTA BUCCIARELLI a La passione per il delitto ha presentato i suoi precedenti romanzi, Happy Hour e Dalla parte del torto, entrambi pubblicati da Mursia, quest'ultimo selezionato per il Premio Scerbanenco e finalista del Premio Azzeccagarbugli al Romanzo Poliziesco.

IL COLZANI CAFFE’, BAR DELL’ANNO DEL GAMBERO ROSSO
Il 2 ottobre scorso, alla Città del Gusto del Gambero Rosso di Roma, nell’ambito della presentazione della guida “Bar d’Italia” 2009 è stato assegnato al Bar Colzani di Cassago Brianza (provincia di Lecco), il Premio Illy “Bar dell’anno 2009”, giunto alla sua settima edizione. Il Bar Colzani è stato scelto tra i 16 Migliori Bar d’Italia, ovvero gli esercizi che hanno raggiunto il traguardo dei “tre chicchi e tre tazzine” nella nuova edizione della guida Bar (escludendo dalla selezione i migliori bar appartenenti alla categoria alberghi e caffè storici).
La giuria era composta dai giornalisti: Maria Luisa Cocozza (TG5), Marisa Fumagalli (Corriere della Sera), Licia Granello (Repubblica), Gigi Padovani (La Stampa), Fernanda Roggero (Ventiquattro) con la presidenza di Daniele Cernilli (direttore Gambero Rosso).
Le motivazioni:
“Bar Colzani unisce modernità e qualità dell’offerta, con grande attenzione alla scelta delle materie prime e alla loro trasformazione, realizzata interamente in ambito familiare, a partire dal cacao e dal caffè torrefatti in casa. Tutto ciò dimostra come sia possibile coniugare una proposta completa e moderna con una produzione altamente artigianale".

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